Tales to fix

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    Tutti gli insulti dell'altro topo erano perfettamente ignorati dal nostro Alastor, che dopo l'ultima sparata stava iniziando a prendere meno seriamente l'estraneo.

    Ah, allora dimmi: sei un clone creato da uno dei miei nemici, vieni dal bizarroverso o sei tornato indietro nel tempo da un futuro cattivo?

    Disse quasi con tono di scherzo. Quel topo credeva di essere Alastor Brandit. Ridicolo. Quelle erano cose che avvenivano solo nei fumetti. Poi più Alastor, quello buono, lo ascoltava, più capiva che il burmecian estraneo era convinto delle menzogne che diceva! La parte razionale del mago giallo gli diceva che quel topo era probabilmente un suo sosia che era diventato ossessionato da lui, al punto di immedesimarsi del tutto in Alastor Brandit non riuscendo più a distinguere la differenza tra realtà e fantasia. Poi quel "Posso insegnarti tutto quello di cui hai bisogno"? Allora perché non il classico: "Vieni con me e completerò il tuo addestramento"?!? Ma per favore! Quell'uomo voleva pure incarnare tutti i cliché delle storie: prima il gemello malvagio e ora il maestro oscuro. Invece il bardo che era in Alastor, la sua parte irrazionale gli diceva che quel topo poteva aver ragione, dopotutto vivevano in un mondo dove la magia regnava sovrana e l'impossibile poteva diventare possibile. Però c'era una cosa su cui la sua parte razionale e la sua parte irrazionale erano d'accordo: quell'uomo era pazzo fino al midollo. E peggio ancora non era un semplice pazzo, era un mago più potente di lui. Beh, almeno non sembrava voler fargli del male, per ora.

    Ah, allora è vero. Scusami Alastor, ma sono molto emozionato di incontrarti. E stupito, decisamente stupito. Voglio dire, non capita tutti i giorni di incontrare un altro te stesso, giusto? Ho davvero tante domande da porti. Dove hai vissuto finora? Come ti mantieni? Hai successo con le donne? Sei un bravo scultore?

    L'Alastor che noi conosciamo tentò di apparire rilassato e incuriosito dal suo doppione, anche se in realtà era teso come una corda di violino. Doveva assecondarlo, mostrarsi amichevole e ospitale, fare parlare il pazzo mentre cercava un cavillo in quelle maledette leggi magiche per neutralizzarlo. Non poteva usare la sua magia, non poteva arrecargli danno in maniera diretta e oltretutto era pure da solo. Inoltre non poteva nemmeno portarlo fuori di casa o avrebbe rischiato che quello psicopatico potesse coinvolgere qualche malaugurato passante. No, questo era un problema che avrebbe dovuto risolvere da solo. Per fortuna che il tipo sembrava anche troppo sicuro di sé.

    Che pessimo padrone di casa che sono! Non ti ho nemmeno offerto qualcosa. Che ne diresti di un tè, un caffè o una tisana? Se vuoi ho anche qualche bevanda alcolica, tra cui un sake di Eblan che ti piacerà sicuramente.

    ... e in cui avrebbe potuto sciogliere mezzo quintale di veleno per topi senza infrangere alcuna legge magica. Poi gli passò per la mente un tremendo sospetto. Possibile che quel pazzo avesse... ? Eppure la tempistica era fin troppo perfetta per essere una semplice casualità.

    Dimmi, Alastor, per caso in questi giorni hai fatto qualcosa di... ehm... "interessante"?

    Edited by FlareStar - 6/6/2016, 21:48
     
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    Evil Alastor alzò un sopracciglio perplesso al goffo tentativo dell'altro Al di nascondere il nervosismo. Presto anche poca attenzione alle sue offerte di ospitalità, anche perché era evidente che in quella casa aveva già fatto ampiamente i suoi comodi. Come ribadì anche sedendosi sulla scrivania con noncuranza dello spazio altrui.
    - Andiamo Al, non dirmi che sei così poco arguto.. -
    Disse deluso.
    - E' ovvio che sono il te proveniente da Dynamis. Dovresti sapere cosa vuol dire, sei un bardo, conosci la letteratura. -
    Sbadigliò, non aveva voglia di dilungarsi su una parte che si aspettava essere già non necessaria.
    - Hai degli interessi proprio strani a proposito...musica, scultura..mah! -
    Commentò sminuendo anche le parole di Al sulle qualità artistiche del nessuno.
    - Però trovo molto molto interessante come tu abbia a cuore il passato... -
    Sottolineò rimarcando sia la professione di Al, che le sue curiosità sulla vita dell'altro Al.
    - Ho proprio voglia di contiuare a giocare con te..ah già, a proposito, scusa per il nonnetto. Ma tu continuavi a portarti dietro quella principessina, così almeno resta a casa. Però è stato divertente come l'hai inseguita l'altra volta! -
    Batté le mani ridendo.
     
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    Quel topo confermò l'ultima ipotesi che Alastor avrebbe mai sostenuto: veniva da Dynamis, il mondo oscuro. Il nostro mago riuscì solo a bofonchiare qualche parola in tutta risposta.

    Allora è vero, Dynamis è abitata.

    Alastor aveva sentito solo dicerie, teorie e ipotesi sull'abitabilità di quel mondo, ma le aveva sempre ritenute prive di alcun fondamento. Quel mondo era troppo selvaggio, il suo mana troppo indomabile ed erano presenti troppi pericoli perché potessero sopravvivere anche dei piccoli insediamenti umani. Eppure ne aveva una prova lì, proprio davanti i suoi occhi: il suo "Nessuno", la sua controparte di Dynamis. Ma proprio come ogni mondo aveva un suo riflesso distorto nel Regno di Diabolos, così anche l'altro Alastor non era che una sua copia corrotta.

    E quindi cosa? Credi che gettando nel caos questo mondo potrai rendere più vivibile il tuo? Hai idea di quante persone ci andranno di mezzo se solo tenti una cosa del genere?

    Poi l'anti-Alastor confermò quello che il povero topo temeva: era stato lui, il suo nessuno, ad attaccare il povero Patriarca. Il mago artista di Mysidia non ci vide più dalla rabbia. Quell'uomo era pazzo, talmente pazzo da prendersela pure con un anziano sacerdote. La nota positiva era che tutto quanto adesso tornava, la presenza del burmecian di Dynamis spiegava tutte quelle stranezze avvenute durante la disavventura vissuta con Shaya, però Al era troppo arrabbiato con il suo doppione per sentir ragione.

    Tu-tu sei uno psicopatico! Un mostro! Non mi unirò mai a te! Ti rendi conto di quello che hai combinato? Prendersela con un povero vecchio, poi!

    A quel punto Alastor rabbioso si avvicinò alla sua copia malvagia. Non pensò nemmeno al fatto che quell'episodio probabilmente segnava la fine della sua vita a Mysidia. Dopotutto chi gli avrebbe dato retta se avesse detto che era stato il suo Nessuno, non lui, ad attaccare Zechub? Perfino lui stentava a crderci! Però forse c'era una speranza, dopotutto Shaya poteva testimoniare, confermare il suo alibi. In ogni caso quello non era il momento di pensare a se stesso, era troppo arrabbiato per poter anche solo ragionare. E per fortuna se ne accorse, iniziò quindi a respirare profondamente, doveva calmarsi. Doveva essere freddo come la pietra, proprio come gli avevano sempre detto i suoi genitori. No, doveva capire che era giusto provare rabbia, era giusto provare dolore per un uomo che aveva sempre stimato, quel sentimento era parte di lui. E lo accettò, non poteva ignorare una parte di se stesso. Però doveva anche comprendere che in quel momento la sua rabbia non avrebbe risolto nulla, quindi cercò di calmarsi per come poteva, riprendere il suo sangue freddo, riassumere il controllo di se stesso. Inspirò e espirò profondamente.

    Perché fai una cosa del genere? Qual'è il tuo obiettivo? Credi che la vita degli altri sia un gioco? Suvvia Al, non hai degli hobby?
     
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    Più il buon Alastor si agitava e soprattutto si arrabbiava, più l'altro sorrideva e i suoi occhi si accendevano.
    - Sì! Sì! Eccolo l'Alastor passionale che voglio vedere! -
    Commentò mentre l'altro continuava a parlare.
    - Un hobby dici? Haha, ma è questo il mio più grande divertimento! -
    Saltò giù dalla scrivania camminando eccitato per la stanza.
    - Sai perché odio Dynamis Al? Perché è già in rovina. Non c'è gioia nel distruggere ciò che è già in miseria. Ma qui in questo mondo invece...pensa a come sarebbe scatenare una guerra! Riesci ad immaginarlo Al?! Pensa al meraviglioso caos che avvolge una nazione intera! L'odio, l'egoismo ed ogni più atroce atto dettato dalla bassezza dell'animo umano messo a nudo di fronte alla disperazione. -
    Sembrava fin troppo entusiasta dei suoi deliri, ma poi si fermò facendo un profondo sospiro per calmarsi.
    - Ma prima di tutto voglio continuare a giocare con te Al. -
    Alzò un dito per assicurarsi di non essere interrotto.
    - E non rifiutarmi perché altrimenti sarò costretto a usare di nuovo la tua principessina come pedina. E tu non vuoi questo, vero Al? -
    Sorrise malefico.
    - Ci divertiremo un mondo. -
     
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    Per un attimo la maschera dell'altro Alastor crollò del tutto, rivelando ciò che in realtà era: un piccolo mostro che non aspirava a nient'altro che la sofferenza degli altri. Non lo faceva per il suo mondo d'origine, e quest'ultimo era abbastanza fortunato a essere già in rovina altrimenti quel topo ne avrebbe causato la totale devastazione. Al guardò inorridito il suo doppione in tutta la sua delirante malignità, ma il nostro buon burmecian era totalmente impotente, e non per le leggi magiche. Se avesse solo provato a fermarlo quell'Alastor avrebbe fatto fare a Shaya la stessa fine del Patriarca, e il nostro burmecian non poteva permettere che alla sua protetta succedesse qualcosa, soprattutto considerando le condizioni correnti dell'attuale Gran Sacerdote. Così stette lì, immobile e in silenzio, a guardare il suo gemello malvagio. Però non sarebbe stato al gioco di quel villain, avrebbe solo aspettato il momento giusto per fargliela pagare e per sabotare i suoi piani. Lo giurò su tutto ciò che aveva di più caro al mondo!
     
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    Il Nessuno rimase decisamente deluso dalla non-reazione di Alastor. Sperava che si agitasse ancora, che lo minacciasse, che andasse su di giri. Ma nulla, ci rimase male.
    - Ah mio caro Al, spero tanto che mi farai divertire di più nel prossimo futuro. -
    Andò a poggiare una lettera in busta chiusa sulla scrivania, era uguale a quella già ricevuta in passato da Al spacciandosi per un'agenzia.
    - Sì, sì. Lo so cosa stai pensando: dove voglio arrivare con questo gioco a due? -
    Fece spallucce.
    - Chissà forse ho delle belle sorprese in serbo per te e non vedo l'ora di guardare come condurrai la partita! -
    Ridacchiò.
    - Ma conto che prima o poi tu cederai e ti unirai a me e insieme guarderemo il mondo intero in preda al caos! -
    Aprì un portale oscuro dietro di sé.
    - Cosa vuoi che ti dica, sono un idealista! -
    Ci entrò dentro e questi si richiuse svanendo. Insieme a lui caddero anche le leggi che erano state imposte sulla casa di Alastor.
     
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    Alastor guardò freddamente quel lurido verme continuare i suoi folli deliri. Non voleva dargli alcuna soddisfazione, non più di quante gliene avesse date poco prima. Osservò disgustato il suo doppione posare sulla sua scrivania una busta della stessa agenzia a cui la povera Shaya si era affidata qualche giorno prima, poi seguì con lo sguardo il ratto sparire in un portale di tenebre. E con lui sparirono tutte le sue leggi. Alastor sentì dei mormorii provenire dall'ingresso, dovevano essere Alva-Candise e Daerbringer che si stavano svegliando da quel sonno magico. Il buon burmecian li portò con sé nel suo studio per raccontargli cosa era accaduto e nel parlarne ebbe modo di sfogarsi un po'. Si era mostrato ricattabile, i due oggetti non poterono nascondergli che era in una pessima situazione, però Alastor per fortuna non era solo ed insieme avrebbero pensato ad una soluzione.

    Beh, vediamo cos'ha da raccontarci quella splendida persona del nostro "Fratello Grimm".

    Quindi prese un tagliacarte ed aprì la busta, per poi leggerne agli oggetti il contenuto.
     
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    Una persona più maliziosa avrebbe potuto pensare che Alastor da qualche tempo evitasse di stare troppo tempo a casa propria per paura di dover affrontare i demoni(metaforici)che lì vi risiedevano. Certo, l'avvento di Shinryu non fu colpa sua, anzi il nostro eroe fu tra i tanti valorosi combattenti che affrontarono la traumatizzante minaccia.
    Il popolo di Mysidia, che era soprattutto terra di studio della magia bianca, fu tra i più attivi nel post-apocalisse, ospitando numerosi bisognosi d'aiuto. Fu un periodo molto concitato e soltanto ora cominciava a tornare in città un po' di tranquillità.
    Tanti erano andati perduti, ma per coloro che erano rimasti non si poteva fare altro che continuare a marciare avanti con le proprie vite.

    Alastor, che quel giorno fosse già in casa o di ritorno da qualche commissione, avrebbe trovato di fronte la porta di casa propria Shaya accompagnata da un manipolo di maghi assistenti che da un po' la seguivano ovunque andasse come asfissianti ombre. In verità la maggior parte delle persone preferiva evitare quell'abitazione, i coinquilini del mago erano ritenuti bizzarri e inquietanti(e con essi lo stesso Alastor)e, perfino Shaya che Al lo conosceva ed era a sua volta un'esperta maga, sembrava essere in non poco imbarazzo nel fissare quella che era ormai la casa del mistero per tutta Mysidia.
     
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    Da un po' di tempo Alastor non faceva altro che accettare incarichi di ogni tipo. Non importava se era un mostro che doveva essere sconfitto, un luogo che doveva essere esplorato o qualcuno che doveva essere protetto, lui non si tirava mai indietro. Era contento di fare del bene, da quando Shinryu era comparso sembrava che ci fosse stato un disastro dopo l'altro e aiutare gli altri in quel periodo così difficile lo rendeva felice, ma in fondo Al non poteva nascondere a se stesso quale fosse il vero motivo per cui evitava di stare troppo tempo a casa. Infatti l'altro Alastor era in qualche modo capace di infiltrarsi nella sua abitazione quando gli pareva e il nostro burmer ogni volta che tornava aveva il terrore di trovare il mago malvagio ad aspettarlo, si sentiva quasi il cuore in gola al solo pensiero. Certe volte decideva perfino di rimanere a dormire fuori pur di evitare di tornare a casa.
    Quelle volte in cui tornava trovava sempre la sua dimora un po' in disordine, ma non sapeva se fosse davvero opera dell'altro Al. Dopotutto casa sua era strana, gli era sempre successo di trovare alcune cose fuori posto quando tornava dal lavoro, quindi ormai ci aveva fatto l'abitudine.
    Quel giorno Al aveva deciso di dare una riordinata alla casa, quindi si era armato di olio di gomito e aveva dato una bella sistemata a tutto. Contento del suo lavoro, decise di premiare la sua buona volontà con una passeggiata. Fu proprio dopo che il burmecian aveva chiuso la porta di casa che vide arrivare i maghi bianchi.


    Shaya, sono contento di rivederti. Come stai?

    Disse allegro alla ragazza, con tutti gli impegni che aveva avuto(e che sicuramente aveva avuto anche Shaya, data la convalescenza di Zechub) era un bel po' di tempo che non trovava l'occasione per rincontrarla. Solo in seguito il burmer notò che la hume era accompagnata da una scorta di maghi. Sorrise, con quello che era successo al Gran Sacerdote era un bene che la ragazza fosse protetta da una squadra di sacerdoti, dopotutto non si sapeva se dei burmecian provenienti da Dynamis, indispettiti dall'assenza di un certo mago giallo, avrebbero potuto decidere di prendersela ancora una volta con la maga bianca.
    Solo in seguito Al si ricordò che la maga era la futura Gran Sacerdotessa di Mysidia, quindi non poteva mica parlarle con un tono così confidenziale, non davanti agli altri sacerdoti.


    Ehm... volevo dire... È un piacere rivederla, Sacerdotessa Tzecheb.

    Disse sorridendo e accennando con il capo un lieve inchino.

    Posso fare qualcosa per voi? Prego, accomodatevi. Posso offrirvi qualcosa?

    Disse rivolgendosi anche ai maghi che accompagnavano la sacerdotessa, per poi ricercare le chiavi di casa per riaprire la porta. In realtà anche così rischiava di sembrare ineducato, ma non poteva non mostrarsi gentile. Chissà come stava il vecchio Gran Sacerdote, magari dopo avrebbe trovato l'occasione di chiedere sue notizie.
     
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    Shaya sorrise ad Alastor ed accettò di buon grado la sua offerta di ospitalità, ma fece cenno agli altri maghi di restare fuori. Le protoste e i borbottii furono numerosi, ma Shaya rimase ferma nella sua decisione, voleva che quella conversazione fosse privata.
    Entrata in casa di Alastor non poté fare a meno di guardarsi intorno con curiosità, nonostante il suo status con tutte le leggende metropolitane che ormai circondavano quell'abitazione non riuscì a resistere dalla tentazione di curiosare con lo sguardo.
    Ricompostasi Shaya assunse un tono solenne per discutere di una questione certamente delicata.

    Il Patriarca probabilmente non ce la farà.
    Disse con tono grave. L'uomo era già molto anziano e l'attacco subito doveva essere stato troppo per il suo corpo. Per quanto Mysidia fosse piena di maghi bianchi potenti, c'era poco da fare per qualcuno già compromesso dallo scorrere del tempo.
    Ciò che forse non sai è che i nostri ninja hanno compiuto approfondite indagini in questi mesi.
    Mentre guardava Alastor pareva molto preoccupata.
    Numerose testimonianze ti accreditano come colpevole di questo orribile atto d'infamia.
    Evidentemente l'altro Al non era stato così bravo a non farsi scoprire...o forse la cosa era stata voluta. D'altra parte Mysidia non pullulava di Burmer e non era quindi difficile identificarlo.
    Io però ti ho conosciuto Alastor e non credo a queste accuse.
    Il tono di Shaya era conciliante.
    Ma i testimoni non possono certo sbagliarsi tutti. E stando alle indagini i tuoi fratelli hanno degli alibi e non si sono neanche avvicinati a Mysidia...
    Abbassò lo sguardo.
    Al, il mio potrebbe essere un azzardo, ma hai mai sentito parlare di Dynamis?
    Evidentemente Shaya voleva credere fortemente all'innocenza di Alastor.
     
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    Shaya accettò l'invito di Al, che si preoccupò semplicemente di aprire la porta di casa il prima possibile. Una volta entrati il burmer invitò la sacerdotessa ad accomodarsi nel suo studio, mentre lui andava in cucina per prendere qualcosa da offrirle. Portò alla ragazza un vassoio con dolcini al cacao e dei biscotti alle mandorle, non era nulla di ché e non si aspettava che la ragazza li assaggiasse, ma quelli erano gli usi a cui era stato abituato fin da piccolo ed erano difficili da scomparire.

    Prego, non fare complimenti.

    Poi Al si sedette per ascoltare ciò che la mysidiana aveva da comunicargli. Quando però la ragazza menzionò le condizioni del Gran Sacerdote, il burmecian distolse lo sguardo e socchiuse gli occhi per poi portare una mano alla testa. Non voleva che vedesse che gli stavano venendo gli occhi lucidi. Era sua la colpa di quello che stava succedendo, quindi era sua la responsabilità di ciò che era accaduto all'anziano sacerdote. Però non poteva mettersi a piangere come un bambino davanti alla maga, quindi cacciò indietro le lacrime con tutto se stesso per tornare ad ascoltare attentamente la futura Gran Sacerdotessa. Nel farlo non poté non chiedersi se l'altro Alastor non stesse facendo di tutto per metterlo in una pessima situazione, forse perché lo vedeva come una minaccia ai suoi piani o, quasi certamente, per puro e semplice sadismo. Poi la ragazza menzionò Dynamis, facendo scattare verso l'alto la testolina del burmer. Era rassicurante che Shaya avesse intuito come fossero andate le cose e che avesse così tanta fiducia nel ragazzo.

    Sì, è stato lui.

    Disse sintetico confermando i sospetti della ragazza e portando gli occhi al pavimento con senso di colpa. Poi li rialzò verso Shaya.

    Ho incontrato il mio Nessuno una volta sola, in questa stessa stanza, ma è stato lui ad attaccare il Gran Sacerdote. Così come è stato anche il mandante del tuo rapimento.

    Un'altro fallimento di Alastor, che non sapeva nemmeno fare la guardia del corpo.

    È un pazzo che vuole gettare questo mondo nel caos più totale... E se si trova qui è anche colpa mia...

    Il burmer sospirò. Mysidia lo aveva accolto quando lui non aveva dove andare e gli aveva dato un'istruzione magica e un modo per guadagnarsi da vivere, eppure lui aveva ripagato tutta questa generosità con un attacco al Patriarca.

    Shaya, sai quanto me quanto ami questa città. Qualsiasi cosa io possa fare, qualsiasi sia il prezzo da pagare per fermarlo sono più che pronto a pagarlo.
     
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    Shaya per quanto avesse già questo tipo di sospetto fu comunque molto turbata dalle rivelazioni di Alastor. La giovane sacerdotessa portò una mano a coprire la bocca mentre distoglieva lo sguardo con espressione corrucciata. I suoi occhi non erano persi nel vuoto ma erano concentrati, segno che stava rapidamente digerendo e valutando le nuove informazioni.
    Dopo un lungo silenzio tornò finalmente a rendere Alastor partecipe dei propri pensieri.

    Abbiamo informazioni attendibili sugli ultimi movimenti di questo presunto doppione. Non ne eravamo certi perché...beh, tu sei qui, ma se tutto questo è vero allora potrebbe essere l'occasione per prenderlo.
    Parlò con risolutezza, ma poi sembrò quasi distaccarsi.
    Il nostro esercito però è fatto solo per difendere la città.
    Fece una smorfia, probabilmente pensando che avevano però fallito nel proteggere la persona più importante della stessa.
    E data anche la scarsa fiducia che hanno in te...temo dovrai andare lì da solo Alastor.
    Parve rammaricarsi nel non poter offrire un aiuto più concreto, ma questa era unicamente la battaglia di Al e, se quanto diceva era vero circa questo personaggio, era meglio non coinvolgere il resto della pacifica Mysidia.
    Shaya rivolse ad Alastor uno sguardo non freddo, ma che al tempo stesso non poteva aprirsi a lui. Avrebbe voluto aiutarlo più concretamente, ma essendo ormai imminente la sua 'promozione' era obbligata a non lasciarsi coinvolgere in questa questione.
     
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    Forse Al fu un po' troppo brusco con Shaya, in quanto la ragazza rimase giustamente shockata dalle rivelazioni del burmecian. Probabilmente, anzi certamente, avrebbe dovuto essere meno diretto. Il mago si perse nei suoi pensieri immaginando scenari differenti in cui esponeva ciò che era successo alla ragazza in maniera meno diretta, quando all'improvviso Shaya riprese a parlare. Il burmer ascoltò quanto la sacerdotessa avesse da dirgli, meravigliandosi di come i ninja di Mysidia fossero stati in grado di ottenere informazioni riguardanti l'altro Alastor. Infatti, essendo un mago giallo, il Nessuno avrebbe potuto trovare facilmente il modo di rendersi irriconoscibile e far perdere le sue tracce ad eventuali inseguitori. Però a ben pensarci, e conoscendo il soggetto, probabilmente aveva lasciato nelle sue scene del crimine più indizi possibili per alimentare i sospetti dei Mysidiani nei confronti dell'Alastor buono.
    Quando la ragazza affermò che nessun membro delle forze di Mysidia l'avrebbe accompagnato nel luogo in cui pensavano si trovasse il Nessuno, Al sorrise alla futura Gran Sacerdotessa.


    È giusto così, dopotutto quella... cosa è una mia responsabilità. Da questo momento in poi nessun altro sarà coinvolto in questa faccenda.

    No, non poteva permettere che qualcun altro facesse la stessa fine del Patriarca.

    Andrà tutto bene.

    Promise alla ragazza cercando di rassicurarla. Andare da solo nella tana del lupo era da incoscienti, però era deciso a farlo nonostante i pericoli. In seguito il volto del burmecian si fece improvvisamente serio e il mago guardò dritto negli occhi la sacerdotessa.

    Ora dimmi, dov'è stato visto il Nessuno?
     
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    Shaya rimediò un foglio ed una penna(che sicuramente non mancava ad uno come Alastor!)cominciando a scrivere dettagliatamente un indirizzo. La meta sembrava essere Oztroja, nel reame di Vana'diel.
    Non fidarti facilmente di nessuno Al.
    Disse consegnandogli il foglio. Di intrighi e complotti ve ne erano stati già fin troppi.
    La conversazione fu bruscamente interrotta(anche se in realtà volgeva al termine)dall'irruzione quasi violenta di uno dei maghi che avevano accompagnato Shaya.

    Il Patriarca...
    Disse solo in tono mesto. Il resto non richiedeva altre parole.
    Shaya chiuse gli occhi per un momento, poi la Matriarca di Mysidia s'incamminò verso l'esterno per andare incontro al proprio destino.

    Buona fortuna.
    Furono le uniche parole che lasciò al burmecian lasciandolo al suo conflitto.
    L'altro tizio guardò male Alastor ma poi se ne andò richiudendo la porta in modo molto delicato. Era pur sempre un mago bianco!
     
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    Shaya scrisse ad Alastor un indirizzo, anche se il Burmecian inizialmente rimase un po' perplesso. Non sembrava un luogo appartenente al regno di Baron, nè tantomeno al regno di Burmecia, quindi per quale ragione il suo Nessuno si aggirava in un posto del genere? Da un lato il mago giallo si rincuorò del fatto che l'altro Alastor non stesse minacciando nessuno a lui caro, ma subito dopo maledì il proprio egoismo. Non si era dimenticato del fatto che quella creatura bersagliasse indiscriminatamente chiunque gli capitasse a tiro, come Ariel, la povera Merrow tramutata in statua la cui unica colpa era stata quella di incrociare Alastor. Il mago stava per chiedere a Shaya cosa potesse cercare quello psicopatico nella terra degli Yagudo, quando un mago della scorta della sacerdotessa entrò in casa comunicando ai due la morte del Patriarca. Per Alastor fu come essere pugnalato in una ferita già aperta, gli sembrò quasi come se il mondo intero gli fosse crollato addosso. Mysidia era appunto quello, il suo piccolo mondo, e ora una persona del suo piccolo mondo, una persona con cui aveva parlato e che stimava da molto tempo, era scomparsa. Per sempre.
    Il Burmer rimase impietrito dalla notizia con lo sguardo perso nel vuoto, ma poi cercò quello di Shaya. Provò solo ad immaginare quello che stava vivendo la ragazza. La Hume doveva dimostrarsi forte, sempre, non poteva permettersi nemmeno un attimo di debolezza perché Mysidia dipendeva da lei. Ma lei non aveva nessuno con cui sfogarsi, nessuno a cui rivolgersi nel caso avesse voluto ridere, arrabbiarsi o piangere. Alastor avrebbe voluto abbracciarla, avrebbe voluto sostenerla, ma sapeva che era una vita che la ragazza si preparava per questo momento e Shaya era destinata a quel mondo così estraneo al mago.


    Buona fortuna anche a te.

    Rispose il Burmer in maniera quasi meccanica. Era il grande momento di Shaya, eppure lui... lui glielo aveva rovinato. Sì, non era così che sarebbero dovute andare le cose! Il vecchio Patriarca forse si sarebbe ritirato e Shaya sarebbe subentrata come nuova Gran Sacerdotessa in un clima ben più differente! Il Gran Sacerdote avrebbe dovuto vivere i suoi ultimi giorni in un'illuminata villa di campagna piena di fiori e... e si sarebbe dovuto spegnere in serenità! Circondato dai suoi cari! Non da un esercito di alchimisti e maghi bianchi che cercavano di curarlo dalle ferite inflittegli da un mostro con le sembianze di uno dei suoi concittadini...
    Il Burmer alzò lo sguardo salutando con esso la giovane Gran Sacerdotessa. E al tempo stesso ricevendo l'occhiataccia carica di odio della sua guardia del corpo.


    "Come il marmo."

    Si disse una volta che i due uscirono dall'abitazione. Erano secoli che non se lo ripeteva. Glielo dicevano sempre i suoi genitori quando era triste, quando si sentiva debole o subito dopo un fallimento, eppure il burmecian al tempo non era fatto come la pietra, non lo era in quell'istante e forse non lo sarebbe mai stato. Proprio per questo si alzò e andò nella sua stanza. Si gettò sul letto affondando con forza il volto nel cuscino e iniziò a piangere.
     
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